Un giovane ambizioso nella Roma libertina del Settecento (con lo zampino di Battiato)

Non vi parlerò dell’Haendel ormai anziano raccontato da Stefan Zweig in Momenti fatali, dove un uomo apparentemente finito e in lotta contro il destino compone, in pochissime settimane di follia creativa, uno dei capolavori più grandi della storia della musica. No. Quell’Haendel del periodo londinese è già noto ai più. Si sa un po’ meno del periodo passato dal compositore tedesco in Italia , in particolare a Roma e a Napoli, tra il 1706 e il 1710, una tappa obbligata per chi volesse avere una buona formazione musicale. A quel tempo Haendel era giovanissimo e si trovò catapultato dalla provincia tedesca ai fasti della Roma e della Napoli barocche dove conobbe personalità come Alessandro e Domenico Scarlatti, Arcangelo Corelli, artisti che lasciarono una traccia indelebile sul suo stile.

musici

Il Settecento è stato, almeno per la musica italiana, il secolo della sensualità e delle ambiguità, anche sessuali: gli eroi dell’antichità cantavano sui palcoscenici con le voci femminili dei castrati e somigliavano più a raffinati damerini che a figure tronfie e mascoline. Non per niente, prima dell’avvento del moralismo borghese ottocentesco, la società italiana pre-illuminista era considerata fortemente libertina, almeno per gli strati sociali più alti: la stessa cerchia dove operò Haendel a Roma praticava liberamente rapporti omosessuali (il protettore di Haendel, Francesco Ruspoli, Arcangelo Correli ed Handel stesso, con tutta probabilità, almeno secondo recenti indagini).Sembra che Battiato, almeno da quanto dichiarato nelle interviste degli anni scorsi, abbia intenzione di produrre un film proprio sulla figura di Haendel e delle sue relazioni non proprio semplici con il mondo omosessuale londinese.

Una civiltà così raffinata non poteva non stimolare un genio precoce come quello di Haendel. Nell’oratorio La resurrezione,  suo primo capolavoro, scopriamo grandi ricchezza melodica, drammaticità e, per il personaggio di Maria Maddalena, una delicata sensualità. Nell’aria che vi propongo la donna si rivolge al sonno in un ‘notturno’ affidato a un gioco di strumenti a fiato delicatissimo:

Un senso di dolce abbandono circonda un paesaggio lunare appena accennato e lasciato all’immaginazione dell’ascoltatore.

La seconda personalità di cui tratterò rapidamente è quella di Nicola Porpora, compositore napoletano alla sua epoca rinomatissimo e oggi oggetto di una riscoperta appassionata (purtroppo ancora per pochi). In Porpora la melodia è duttile e rappresenta la grande conquista della tradizione musicale della Napoli settecentesca, quell’attenzione all’affettività e alla semplicità espressiva che porterà anche alla nascita dell’opera comica, con le conseguenze che possiamo immaginare.

Ho scelto un’aria dall’Arianna a Nasso: anche in questo caso la protagonista si rivolge a un’entità naturale.

Porpora esordì a Roma proprio nell’anno in cui Haendel la lasciò: il secondo si complimentò lealmente con il primo, non sapendo che si sarebbero incontrati, questa volta come acerrimi rivali, a Londra come campioni della rapida conquista che l’opera italiana farà dell’Europa.

Lascia un commento